Caccia al pescepada

La pesca e la caccia al pesce spada hanno costituito, nel corso dei secoli, la principale fonte economica e di sostentamento di molte famiglie della cittadina di Bagnara Calabra, oltre a rappresentare un aspetto ormai tipico e storico della realtà socio-culturale del paese. Parliamo di una tradizione millenaria che trova testimonianze antichissime e che sappiamo con certezza veniva praticata da Fenici, Romani e Greci secondo quanto riportato dallo storico greco Polibio nel II secolo a.C.

In riva allo Stretto di Messina, la caccia al pesce spada è qualcosa di più di una tradizione, qualcosa di più di un mezzo di sostentamento: è un tratto caratteristico inscindibile dalla storia, dalla mentalità e dalla personalità di popolazioni che nel mare ed in uno dei suoi più nobili e pregiati prodotti hanno intrecciato storie di vita e di morte, sacrifici e orgoglio di un popolo che nelle vene ha il sangue e il Tirreno. Il mare mitico di Omero e Ulisse ha donato vita e sopravvivenza a generazioni di uomini che prima sul “Luntro” ed oggi sulle moderne passerelle trovano la forza per portare avanti una delle più caratteristiche e identitarie attività economiche del sud Italia.

Protagonista indiscussa di questo tipo di pesca è sicuramente la tipica imbarcazione utilizzata: la feluca, moderna evoluzione di un’imbarcazione di dimensioni più contenute conosciuta come “luntro”. Testimonianze di questa imbarcazione si ritrovano in molti documenti d’archivio, tra cui un atto di acquisizione del 1533 del feudo comprendente Bagnara e Scilla da parte della casata dei Ruffo (Collet & Caltagirone, 1984).

La caratteristica principale della moderna feluca è la presenza di una passerella a prua, che raggiunge i 25 metri di lunghezza. Questa permette di giungere sopra la preda senza che questa se ne accorga, dato che il rumore del motore rimane in lontananza, disorientando ulteriormente il pesce spada. Dalla cima dell’antenna invece, che può raggiungere i 35 metri di altezza, l’antenniere prende posto per svolgere il compito di avvistare il pesce spada oltre a quello di timoniere. La nuova conformazione dell’imbarcazione sostituisce il più rischioso metodo di avvistamento del pesce spada da terra. Infatti, in passato, soprattutto lungo le coste calabresi per via della loro conformazione rocciosa e con alture naturali, erano presenti delle poste dalle quali veniva avvistata la preda.  

Sia che sia praticata con il luntro o con la feluca, la caccia del pesce spada segue sempre le stesse dinamiche: avvistare la preda, inseguirla e arpionarla.

I pescatori più esperti sfruttano a loro vantaggio le abitudini comportamentali del pesce spada che nel periodo tardo primaverile e estivo giunge lungo le coste calabresi e siciliane per riprodursi. Infatti, i pescatori nell’avvistare una coppia di pesci spada tendono sempre a colpire prima la femmina (individuabile date le sue dimensioni maggiori), sapendo che il maschio non si allontanerà da lei, nonostante il pericolo percepito, e finendo a sua volta vittima della pesca. Questo comportamento però pare non sia reciproco, la femmina infatti si inabissa rapidamente sottraendosi al pericolo subito dopo che il maschio è stato colpito. È tradizione, inoltre, praticare sul pesce spada appena pescato una quadruplice croce conosciuta come “Cardata da ‘Cruci”, come segno propiziatorio e scaramantica.